Lettera a Melissa
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M come MAFIE
M come MALVAGITA’
M come MORTE
Il sortilegio della “M” sembra incombere su tutti noi e toglierci il respiro, attraversarci, violarci, ucciderci anche quando continui a vivere, magari nella paura, nella sottomissione, nel silenzio.
Non è necessario vederla la mafia, anzi spesso non si fa notare, rimane vaga tanto da farci dire “qui la mafia non c’è, non esiste”.
Ma il pericolo è proprio lì: nella sottovalutazione, nel voltare lo sguardo da un’altra parte, nel far finta che tutto vada bene, nell’assuefazione a comportamenti, a modi di fare e di pensare che si avvicinano pericolosamente alla “filosofia” mafiosa.
E se questo è un pericolo oggi da considerarsi inesistente, vogliate perdonare la mia preoccupazione.
Ma se riteniamo che invece così non sia, allora l’unica strada è quella dell’impegno civile da cui nessuno può tirarsi indietro, come nessuno può sentirsi esonerato da responsabilità: dai rappresentanti delle Istituzionali ai singoli cittadini, dal mondo del lavoro a quello della scuola, giovani e meno giovani, genitori e figli; è giunto il momento che tutti abbraccino l’arma pacifica dell’impegno civile e, insieme, uniti come un solo corpo, costruiamo una barriera invalicabile contro l’odio, la violenza e la sopraffazione, di qualsiasi matrice, di qualsiasi natura.
Solo nel senso di unità e nella condivisione delle responsabilità, attraverso le parole ma soprattutto con i fatti, potremo ritrovare la strada della speranza e potremo sconfiggere la paura, la paura di vivere.
Nello zainetto fumante di MELISSA c’era un quaderno con i suoi pensieri sui valori della Costituzione, sulla legalità, sul rispetto dei diritti.
In quel quaderno c’era, in embrione, un progetto di futuro e di speranza.
A noi tutti spetta il compito di realizzare un piccolo pezzo di quel futuro, come lo voleva Melissa, libero e giusto.
E’ il minimo che possiamo fare per onorare il suo sorriso e il suo ricordo.
Roberto Palasciano
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